Niente più lucciole nelle caldi notti estive. Compagni di avventura per chi cammina di notte, le lucciole che accendono nei caldi cieli scuri estivi. Avrete sicuramente notato che è sempre più raro vederle. Pensateci. Già Pier Paolo Pasolini nel 1975 accennava ad una loro diminuzione in Scritti Corsari. Nulla in confronto alla piccola-grande catastrofe che stanno subendo oggi. Uno studio pubblicato su BioScience aggiunge le lucciole alla lunga lista di esseri viventi a rischio estinzione e ne individua le maggiori minacce, a partire dalla perdita di habitat causata dal rapido sviluppo urbano, passando per l’inquinamento luminoso e l’uso di pesticidi.
LA STORIA E I RICORDI TRA I CAMPI
Le lampiridi – nome scientifico Lampyridiae Latreille – sono forse gli insetti più iconici della famiglia dei coleotteri. Chiunque ricorda di essersi incantato almeno una volta davanti ad un loro balletto. Ma quest’immagine tenderà a sbiadire. Si, perché le oltre 2000 specie diverse di lucciola diffuse in tutto il mondo stanno scomparendo. Le cause? I ricercatori guidati da Sara Lewis, del Dipartimento di Biologia dell’Università di Tufts, hanno stabilito che si tratta principalmente di attività antropiche. La meta-analisi infatti, rileva che alla base del crollo della popolazione di lampiridi ora in atto – che per gli scienziati ancora non è possibile quantificare con esattezza – ci sarebbe un restringimento senza precedenti del loro habitat naturale. Pesticidi e luci urbane artificiali stanno facendo il resto.
La scomparsa dell’habitat
“La maggior parte delle lucciole necessita di condizioni naturali molto particolari per completare il suo ciclo di vita – spiega la professoressa Lewis – non sopravvivono perché non fanno in tempo ad adattarsi”. In altre parole, il range ambientale entro il quale la breve vita delle lampiridi si può sviluppare (solo 6-7 settimane una volta abbandonato lo stato larvale), è estremamente ristretto. Ogni piccola deviazione è una minaccia che le avvicina all’estinzione. Nel dettaglio – spiega lo studio – cruciali per l’esistenza e soprattutto per la riproduzione delle lucciole, sono ambienti umidi come paludi ed acquitrini, ma anche pascoli e foreste. “Queste zone stanno scomparendo a causa della rapida urbanizzazione e di tecniche agricole sempre più impattanti”, si legge nell’articolo.
Fonte: di MATTEO GRITTANI / La Repubblica